Interazione a distanza tra cervello e cervello, verifica strumentale tramite strumenti elettroencefalografici della capacità di stabilire una connessione mentale tra due persone
dott. Alessandro Ferrini dott. Simone Melloni
La telepatia, termine coniato dallo psicologo britannico Frederic William Henry Myers negli anni ‘80 del XIX secolo, è la capacità presunta di comunicare mentalmente tra due persone senza l’utilizzo dei cinque sensi o di altri strumenti.
Questa abilità, da sempre parte del comune “sentire” a causa di una aneddotica pressoché sterminata, è stata storicamente indagata nelle sue declinazioni passiva (la capacità di “sentire” o “leggere” il pensiero di un soggetto target) e attiva (la capacità di influenzare, con il proprio pensiero, quello di un soggetto target) e rientra tra le classi fenomeniche dette percezioni extrasensoriali o ESP studiate dalla parapsicologia.
Ad oggi è difficile determinare, caso per caso, se vi sia una direzionalità univoca di questa interazione, pertanto si preferisce indagarla come semplice correlazione.
Gli esperimenti più interessanti del passato, in questo senso, furono eseguiti da Charles T. Tart negli anni ‘60 e da Charles Honorton con il metodo Ganzfeld negli anni successivi: essi tracciarono, di fatto, le linee guida per studi più raffinati al fine di riuscire a dare un riscontro strumentale biologico di una avvenuta “connessione” psico-fisica tra due soggetti spazialmente separati ed isolati, superando le più rare emergenze coscienti dei soggetti, difficili da indagare in quanto sporadiche e legate a condizioni difficilmente replicabili (si pensi agli studi di Joseph Rhine con le carte Zener).
Una decina di anni fa un gruppo di ricercatori del settore di cui facevano parte l’ing. Luciano Pederzoli, il dott. Alessandro Ferrini, il dott. Francesco Salvadori, il dott. Patrizio Caini e il dott. Simone Melloni avviarono una collaborazione col Dipartimento di Psicologia Generale di Padova nella persona di Patrizio Tressoldi Phd dando il via ad una sperimentazione importante che ha dimostrato, in maniera metodologicamente inoppugnabile, come sia possibile rilevare – in specifiche condizioni sperimentali – il verificarsi di un fenomeno di sincronizzazione cerebrale universale che, come rilevato da C.T. Tart sessant’anni fa, rimane per la maggior parte delle persone ad un livello sub-cosciente, inconsapevole. Quel gruppo di ricercatori fondò EVANLAB e i risultati ottenuti da questo studio hanno permesso alla nostra associazione di pubblicare, tra le pochissime al mondo, su riviste scientifiche indicizzate non-parapsicologiche.